1. Testo
a. margini del documento: 3 cm su tutti e quattro i lati
b. impiegare un carattere di uso comune (Times NR, Palatino, Didot, ecc.)
c. dividere il testo in paragrafi numerati (tendenzialmente, evitare i sottopa-ragrafi)
d. titolo del saggio in maiuscolo
2. Note
a. in tondo, in un corpo più piccolo di quello impiegato nel testo.
b. vanno numerate con numeri arabi a esponente.
c. nel testo i richiami delle note sono seguiti, e non preceduti, dai segni di interpunzione; fanno eccezione il punto esclamativo e il punto interroga-tivo, che invece precedono il numero di richiamo della nota.
3. Uno scritto a stampa si cita dando nell’ordine (separati da virgole, tranne che tra luogo di edizione e data di pubblicazione):
a. il nome puntato (o per intero se vi è possibilità di equivoci) e il cognome dell’autore (ove gli autori siano più di uno, i loro nomi puntati e cognomi, dati nell’ordine in cui compaiono nel frontespizio del volume o nel titolo del saggio, saranno separati da virgole);
b. il titolo completo e preciso dell’opera, incluso il sottotitolo;
c. l’editore;
d. il luogo di edizione (scritto nella lingua del testo citato);
e. l’anno (o gli anni) di edizione. In caso di citazione di classici, subito dopo il titolo va indicato l’anno di prima pubblicazione.
f. l’eventuale indicazione del volume, del tomo e della pagina.
Es.: P. Sylos Labini, Saggio sulle classi sociali, Laterza, Roma-Bari 1975, p. VI e ss., 168 e ss.; pp. 183-185, pp. 189-191.
G. Mosca, La classe politica (1896), a cura e con un’introduzione di N. Bobbio, Laterza, Bari 1966.
4. Se lo scritto è apparso in rivista, dopo il titolo in corsivo si citano, separati da virgole:
a. testata del periodico stesso in tondo tra virgolette a sergente, preceduta dalla parola ‘in’;
b. il numero dell’annata o del volume in numeri romani, l’anno di pubblica-zione, eventualmente il numero arabo che contraddistingue il fascicolo e le pagine.
Es.: U. Romagnoli, Il diritto sindacale corporativo e i suoi interpreti, in «Storia contempora-nea», I (1970), 1, pp. 113-120.
5. Le opere collettanee verranno citate dando il nome del curatore o dei curatori subito prima del titolo.
Es.: P. Bevilacqua (a cura di), Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea, 3 voll., Venezia, Marsilio, 1989-1991.
P. Costa, Il problema del potere costituente in Italia fra Risorgimento e Repubblica, in Un se-colo per la Costituzione (1848-1948). Concetti e parole nello svolgersi del lessico costituziona-le italiano, Atti del Convegno, Firenze, 11 novembre 2012, a cura di F. Bambi, Firenze, Ac-cademia della Crusca, 2012, pp. 109-137.
Nel caso non vi sia un curatore, si eviterà di utilizzare la sigla AA.VV. (Autori va-ri); un titolo senza indicazione di autore né di curatore si intenderà quindi riferi-to ad opera collettanea priva di curatore.
Es.: Atti del IX congresso internazionale di studi sull'alto Medioevo, Spoleto, 27 settembre - 2 ottobre 1982, Centro italiano di studi sull’alto Medioevo, Spoleto, 1983.
Quando si cita un saggio compreso in una raccolta che sia opera dello stesso autore, va sempre premessa la sigla ‘Id.’, a segnalare che non si tratta di opera collettanea.
Es.: N. Bobbio, Pareto e il diritto naturale, in ID., Saggi sulla scienza politica in Italia (1969), nuova ed., Laterza, Roma-Bari, 1996, pp. 133-157.
6. Per quanto riguarda i richiami a opere già citate in note precedenti.
Le opere già citate in precedenza verranno richiamate nei seguenti modi:
a. con l’abbreviazione Ibidem (in corsivo), senza altra indicazione, quando la citazione si ripete in sequenza e tutti gli elementi della citazione stes-sa rimangono invariati.
b. con l’indicazione ‘Ivi’ (in tondo) quando la citazione si ripete in sequen-za, ma almeno un elemento della citazione muta. Non è evidentemente possibile utilizzare ‘Ivi’ o ‘Ibidem’ nel caso in cui nella nota precedente sia citato più di un testo. Laddove ‘ivi’ o ‘ibidem’ non si trovino all’inizio della nota né dopo un punto fermo, avranno l’iniziale minuscola.
c. quando la citazione non si ripete in sequenza, menzionando il solo co-gnome dell’autore, ripetendo il titolo dell’opera, seguito da virgola, e ag-giungendo la sigla ‘cit.’ (in tondo).
d. Non si utilizzeranno le sigle ‘op. cit.’, oppure ‘op. ult. cit.’, ‘loc. cit.’ ecc.
7. Le opere straniere vanno citate, la prima volta, nella loro edizione originaria in lingua, facendo seguire le indicazioni relative alla eventuale edizione italiana, intramezzando con “tr. it. di *** (nome del traduttore).
Es.: H.J. Berman, Justice in the U.S.S.R. An Interpretation of Soviet Law, Harvard University Press, Cambridge (Mass.), 1963; tr. it. di D. Vincenzi, La giustizia nell’U.R.S.S. Interpretazio-ne del diritto sovietico, Giuffrè, Milano, 1965.
8. Citazioni
a. In tondo, chiuse tra virgolette a sergente «***» [attenzione: non <<***>>] andranno composte le citazioni da opere sia in lingua italiana che in al-tre lingue. Le eventuali citazioni interne ai passi riportati in virgolato an-dranno indicate con virgolato scempio ‘***’. Eventuali omissioni saranno indicate con tre punti fra parentesi quadre […]; le parentesi quadre sa-ranno usate altresì anche per indicare eventuali interpolazioni.
b. Qualora le citazioni siano estese, andranno a capo e in corpo minore, senza virgolette.